Addio alla Joya: scelta economica o progetto tattico?

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In queste ore rimbalzano notizie relative al prossimo appuntamento, che dovrebbe svolgersi giovedì 10 marzo, tra il procuratore di Paulo Dybala ed i vertici della società bianconera.

I bene informati scrivono che la Juventus proporrà un accordo che non va oltre i tre anni di durata con una base fissa di ingaggio non superiore ai 7 milioni di euro, una cifra non solo decisamente più bassa rispetto alle legittime aspettative del giocatore, ma addirittura più bassa rispetto a quanto percepiscono altri giocatori dell’attuale rosa.

Difficile pensare che si tratti soltanto di una decisione di carattere economico mirata a ringiovanire la squadra e ad abbattere il monte ingaggi, considerando che, per esempio, di soldi se ne buttano parecchi per pagare lo stipendio ad un allenatore che, visti risultati, appare notevolmente sopravvalutato.

La sensazione che trapela è quella di un atto di forza da parte della società juventina per portare alla rottura della trattativa. Quando un giocatore lascia la Juventus a me dispiace sempre, tranne che per alcuni esempi, naturalmente.

Non vedere più La Joya con la maglia bianconera per me tifoso, non sarebbe una gioia, ma capisco che le decisioni del management non possano essere prese basandosi sui sentimenti, ma debbano avere una base economica e essere legate ad una strategia sportiva e finanziaria.

E allora provo a fare un ragionamento e dico che l’eventuale mancato rinnovo di Paulo Dybala avrebbe un senso se fosse legato ad un progetto tattico ben definito: un 433 moderno, con due attaccanti esterni ad affiancare a Vlahovic come punta centrale, che potrebbero essere Chiesa e Morata, con Bernardeschi e Cuadrado come alternative, oppure pensare ad un Berardi o uno Zaniolo da reperire nel prossimo calciomercato; un centrocampo a tre dove inserire al centro tra le mezz’ali Locatelli e Zakaria un super regista che dovrebbe essere il colpo grosso del prossimo calciomercato estivo, un giocatore come De Jong o come Jorginho, capace di dettare i tempi e far fare il salto di qualità ad un reparto da troppo tempo deficitario.

Ma un progetto tattico di questo genere avrebbe bisogno di una guida tecnica con ben altro piglio, con ben altra mentalità e l’atteggiamento preistorico di Massimiliano Allegri non lascia presagire nulla di tutto questo.

Un allenatore che porta 10 giocatori dietro la linea della palla, un allenatore che costruisce una squadra solo per limitare le incursioni avversarie, un allenatore che imposta una squadra incapace di effettuare un solo tiro in porta durante l’intera partita, un allenatore che mette in campo una formazione senza l’idea di un gioco offensivo, che addirittura viene schiacciata nella propria metà campo da squadre di metà classifica.

No, il mancato rinnovo di Dybala sarebbe esclusivamente una scelta economica, l’ipotesi di una rivoluzione tattica, se resta quell’allenatore in panchina, la vedo solo come un’utopia lontano di tifosi sognanti.

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