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LA FIGURA DI JOHAN CRUIJFF, TRA LEADERSHIP E POESIA

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Qualche giorno fa, sulla mia Pagina professionale FB, affrontavo il tema della leadership, individuando nella figura Johan Cruijff prima come calciatore, poi come allenatore ed infine come termine di riferimento declinato alla Leadership in campo lavorativo.

Quello di cercare il paragone calcistico per descrivere in modo accattivante alcuni aspetti di una narrazione lavorativa, non è propriamente una pratica originale, ne convengo, ma girovagando tra le piattaforme social o, peggio, leggendo ed ascoltando operatori di settori come il mio, ho sempre alternato risate e riflessioni: Chi si paragona a Ronaldo il fenomeno (o presunto tale), chi a Maradona, chi a Messi.

In tutto questo emerge una auto esaltazione, una ricerca di riconoscimento del proprio ego, scivolando sulla più classica delle bucce di banana: sentire il bisogno di mettere in risalto le loro caratteristiche personali, ignorando che la vera leadership non si misura da quello che conquisti, ma da quello che sei capace di dare.

( Qui il post in questione, se vi va di darci un’occhiata: https://www.facebook.com/1939341109481588/posts/4756717927743878/ )

 

La creatività non fa a pugni con la disciplina
Per questo motivo ho voluto incentrare il mio post sulla figura Cruijff e qui, in modo più analitico, provo a spiegarne i motivi in modo più dettagliato: Il profeta del gol declinava il suo essere calciatore totale a seconda del momento e dell’utilità: appariva e scompariva nelle pieghe di una partita scegliendo il momento in cui doveva agire nell’ombra per far risaltare le caratteristiche dei suoi compagni, per poi emergere nel suo splendore ed illuminare la scena lo faceva come nessun altro.

Cruijff sapeva sempre cosa fosse meglio per la squadra, se alzare il ritmo o abbassarlo, se passare la palla o dribblare. Attaccante sulla carta, si muoveva dove più lo portava la contingenza del momento: centravanti, ala, mezzala, regista. Veloce, moderno, universale, innovativo, essenziale. Cruijff è stato tutto questo, un vento di rivoluzione senza barricate, ma allo stesso modo ficcante a velocità doppia rispetto ai canoni in voga, capace di dedurre e cristallizzare tutto ciò che lo sfiorava e lo attraversava, assumendo una centralità liberale e democratica, che ne hanno fatto un maestro di calcio, pensieri e approccio, prima in campo e poi dalla panchina.

Il calcio va guardato con gli occhi di Cruijff, diceva Romario, e senza il rischio di inciampare nella retorica, concludo dicendo che se dovessero chiedere ai miei collaboratori di paragonare il loro Capo ad un personaggio del mondo del calcio, e loro rispondessero Johan Cruijff, avrei la certezza di aver svolto al meglio il mio compito.

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