Come una tragica ricorrenza, un sinistro appuntamento col destino, mentre la Toscana conta i danni e prega per i dispersi, dopo l’alluvione di questi giorni, gli almanacchi ci ricordano la tragica alluvione del 4 novembre 1966.
Fu uno dei più gravi eventi alluvionali di sempre che provocarono una serie di straripamenti del fiume Arno. Ieri come oggi la storia si ripete: il clima cambia, gli eventi atmosferici sembrano ingestibili, gli alluvionati contano i danni che, spesso, sono enormi e distruggono per sempre case, ricordi, risparmi, futuro ed anni di sacrifici.
Eppure situazione di questo genere sono ben note e chi, come me, si occupa di protezione, prova in ogni modo ad educare e sensibilizzare sul tema. Vi elenco qualche dato facilmente riscontrabile:
In Italia tre case su quattro sono esposte a eventi climatici estremi.
Il 75% delle abitazioni italiane è esposto a eventi climatici estremi. Nonostante la detrazione fiscale del 19% dei premi assicurativi e l’esenzione dall’imposizione fiscale, sono poche le case che oggi sono state protette.
Il 90% delle calamità naturali è a carico dei cittadini.
L’alluvione di maggio in Emilia Romagna ha causato circa 9 miliardi di euro di danni per eventi catastrofali. Di questi, solo un miliardo era stato protetto per via assicurativa.
Proteggere la casa dalle catastrofi naturali
In Italia solo il 14% dei danni da catastrofi naturali sono risarciti grazie alla protezione assicurativa. Nella maggioranza dei casi i danni rimangono invece a carico dei cittadini, che possono solo sperare nei tempi e nei modi della tutela pubblica.
La casa rappresenta il nostro bene più importante, frutto di anni di sacrifici. Forse dovremmo iniziare ad aprirci alla cultura della protezione dei danni che permette a ciascuno di noi di tutelare il proprio patrimonio immobiliare e finanziario e vivere con maggiore serenità il rischio di eventi climatici estremi.