Esiste un tema complesso come quello delle cosiddette pensioni integrative che da anni si ripete con regolarità, producendo comunque scarsi risultati in fase di riscontro. Restano infatti ancora troppo bassi i numeri relativi alle adesioni degli italiani ai fondi previdenza.
In questo articolo cerchiamo di mettere un briciolo di ordine nel variegato mondo della previdenza complementare, tra FIP, PIP, adesioni collettive, adesioni individuali, fonti contributive, TFR, contributo volontario e compagnia cantante.
Avrete sicuramente letto o ascoltato migliaia di volte in questi anni la definizione di secondo pilastro: nasce l’8 agosto del 1995, partorito dal Governo Dini attraverso l’ampia e complessa riforma del sistema previdenziale quando lo Stato, resosi conto dell’impossibilità di garantire un adeguato trattamento pensionistico alle future generazioni di lavoratori, gettò de facto la spugna e provò a creare le condizioni affinché ciascun lavoratore potesse crearsi in autonomia la propria pensione complementare attraverso l’adesione ai Fondi di previdenza dove far convergere un proprio contributo volontario o il proprio TFR al fine di ritrovarsi, una volta raggiunti i requisiti minimi per il pensionamento, una cifra importante da utilizzare come pensione di scorta da affiancare alla pensione pubblica, garantita (si fa per dire) dai contributi obbligatori versati all’Inps o ad alcune casse professionali (tipo la cassa forense per gli avvocati, tanto per fare un esempio banale).
Esistono circa quattrocento forme di previdenza complementare, suddivise in quattro categorie diverse. Vediamole nel dettaglio.
- Fondi chiusi: sono i cosiddetti fondi negoziali, cioè i Fondi pensione che nascono all’interno di alcune specifiche categorie di lavoratori, collegati alla contrattazione nazionale collettiva. L’adesione a tali fondi è consentita solo ai lavoratori dipendenti di uno specifico comparto produttivo, per questo motivo vengono definiti fondi chiusi. Facciamo alcuni esempi: Fondo Cometa, destinato ai metalmeccanici, Fonchim per i chimici, Fondenergia per chi lavora nel settore petrolifero, acqua o gas; Telemaco per i dipendenti del settore telecomunicazioni…..e cosi via. Alla categoria dei fondi chiusi appartengono anche quei fondi destinati ai lavoratori di alcuni territori come nel caso di Solidarietà Veneto o di Laborfonds per chi lavora in Trentino Alto Adige.
- Fondi pre-esistenti: sono quelli rappresentati da iniziative di previdenza complementare che nel corso del tempo (e prima della su citata riforma previdenziale del 1995) alcune grandi aziende (per lo più banche e assicurazioni) avevano costituito per i propri dipendenti.
- Fondi aperti: sono forme pensionistiche complementari alle quali, come suggerisce lo stesso termine possono aderire tutti coloro che, indipendentemente dalla situazione lavorativa (lavoratore dipendente del settore privato o pubblico, lavoratore autonomo, libero professionista, altro), intendano formarsi una pensione complementare. I fondi pensione aperti possono essere istituiti da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR), società di intermediazione mobiliare (SIM). Sono costituiti sotto forma di patrimonio separato e autonomo rispetto a quello della società istitutrice in quanto è destinato esclusivamente al pagamento delle prestazioni agli iscritti e non può essere utilizzato per soddisfare i diritti vantati dai creditori della società. L’adesione al fondo aperto può essere individuale o collettiva.
- Pip: esisterebbe, teoricamente, un terzo pilastro ed è quello costituito dai Piani individuali pensionistici. Si tratta di forme complementari istituite da imprese di assicurazione a cui è possibile aderire solo su base individuale indipendentemente dalla propria situazione lavorativa. I Pip sono realizzati mediante contratti di assicurazione sulla vita.
Dal 22 marzo 2022, enti creditizi, imprese di assicurazione, enti pensionistici aziendali o professionali, imprese di investimento, società di gestione, gestori di fondi di investimento alternativi dell’Unione potranno offrire ai cittadini europei un nuovo strumento di previdenza complementare: il Pepp (Pan-european personal pension product), la grande novità rispetto ai suoi predecessori è costituita dalla trasportabilità in tutti i Paesi dell’Unione.
La materia è complessa, ma utilissima. Il consiglio è sempre quello di affidarsi ad un valido consulente assicurativo e previdenziale che possa aiutarvi a scegliere la soluzione più adatta alle vostre esigenze.