- Premessa numero 1:
Questo Blog nasce per essere un luogo serio e quindi non potrò, per cause di forza maggiore, iniziare questo articolo nel modo a lui più consono, optando per qualcosa di più ortodosso e maggiormente politically correct.
(Questo è il motivo per cui, detto tra noi, nel titolo trovate il termine, vetusto ma elegante di “amenità”, in sostituzione del più consono, moderno ma politicamente scorretto a cui tutti state, giustamente, pensando).
- Premessa numero 2:
“La scuola non è un parcheggio” ė una delle cazz..ops, amenità in trend topic negli ultimi giorni. L’amenità in questione viaggia sui social media alla velocità della luce e, da genitore, oltre che da silenzioso (più o meno) osservatore delle cose quotidiane che mi gravitano attorno, vorrei qui dare un mio modestissimo parere: comincerei, quindi, col dire che avete rotto le palle. Tutti, senza asterischi, senza norme di genere, senza distinzioni. Le avete veramente fracassate (variante del concetto di rottura tendente a rendere più chiaro il concetto esposto).
Vi elenco in ordine sparso una serie di motivi che motivano la mia, diciamo, idiosincrasia, per i suddetti soggetti diversamente intelligenti:
- Se chiudono le scuole il problema non è delle mamme che “non possono andare a prendere il caffè al Bar”; il problema è dei bambini, dei ragazzi, dei nostri figli. Come fa questo concetto a non trovare albergo ed ospitalità tra la segatura del vostro cervello?
- La DID, la DAD ed altre amenità (aridaje): ma siamo sicuri che tutte le scuole siano attrezzate per farla? Siamo sicuri che lo sia tutto il personale scolastico? Ma, soprattutto, siamo sicuri che siano in grado di sopportarla e sostenerla tutte le famiglie degli studenti? Ora, cari i miei bei cervelli di segatura, io potrei pure sbattermene i cosidetti: ho un PC Asus portatile, un MAC (di mia moglie), un Ipad…ma quante famiglie in Italia non hanno un PC in casa da destinare SOLO al figlio? E per chi di figli ne ha più di uno? Quante famiglie in Italia non hanno il Wi Fi perché non possono permetterselo?
- La mensa. Scanso ogni riferimento alle epiche lotte tra le mamma che guerreggiano sui gruppi whatsapp su orari e costi e mi concentro sul valore sociale della mensa scolastica: io ho un figlio di 5 anni e mezzo, a casa ci mette 2 ore per mangiare un piatto di pasta e, se gli proponiamo qualcosa di diverso, fa lo scettico (forse non siamo bravi io e sua madre, o forse troppo tolleranti, ma la realtà è questa), a scuola mangia insieme agli altri, impiega lo stesso tempo degli altri e mangia tutto quello gli danno senza fare storie; da quando a scuola hanno mangiato “il pesce” (era sogliola, mica una spigola) ce lo chiede anche a casa. E fin qui l’aspetto “educativo”. Passiamo all’aspetto sociale: quanti di voi sanno che le famiglie con ISEE pari a zero hanno la possibilità di far accedere i propri figli alla mensa scolastica gratis, con il contributo totale da parte dell’ente? E voi lo sapete che per tanti, tantissimi bambini (non so quantificarli, ma immagino siano migliaia in tutta Italia) il pasto a scuola è IL PASTO PRINCIPALE DELLA GIORNATA?
- la socialità. Davvero credete che i nostri figli possano fare a meno della socialità, della condivisione, dello stare gomito a gomito con un amico o un’amica, confrontandosi con loro, giocando, litigando, facendo pace? Avere uno spazio per loro, fuori dall’ambiente familiare? Relazionarsi con persone diverse dal papà e dalla mamma o dai nonni? Svagarsi, scoprire cose nuove, inciampare e rialzarsi?
- La scuola non è un parcheggio per consentire alle mamme di andare in giro, andare al mercato, andare a fare shopping, andare a prendere il caffè al bar. Ma in quale società viviamo se esiste ancora gente che ragiona in questo modo, catalogando le “mamme” in quella maniera ed ancorato al concetto della mamma devota, che non ha niente da fare se non occuparsi dei figli perché quello è il suo unico compito: passare tutto il giorno in casa a intrattenere la prole, sfornando tre pasti al giorno più le merende, giocando col playdoh e seguendo i figli durante la Dad.
- La scuola non è un parcheggio, no. Ma qui l’errore è delle vostre mamme, perché se ragionate così, vuol dire che a scuola avrebbero dovuto parcheggiarvi un po’ di più.