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La doppia preferenza e la democrazia distorta

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In Italia il concetto colorito di pezza peggiore del buco assume da sempre livelli altissimi: siamo professionisti nel trovare soluzioni peggiori dei problemi che si dice di voler risolvere. Se poi dalla considerazione generale scendiamo al dettaglio della sua applicazione politica, questa teoria diventa una scienza esatta.

E così, nel nostro Paese, per affrontare il problema della scarsissima presenza femminile nei ruoli chiave della politica, invece di favorire un cambio di mentalità e di paradigma che possa consentire alle donne di dedicare il loro tempo all’impegno politico, si è pensato a forme di protezionismo di genere attraverso una serie correzioni alle leggi elettorali per garantirne un certo numero di elette dai consigli comunali fino al Parlamento.

In questo modo, però, a mio modestissimo parere, l’unico risultato raggiunto è stato quello di peggiorare la situazione alterando i principi stessi di rappresentanza e democrazia.

La preferenza è tale perchè l’elettore sceglie liberamente e senza vincoli chi preferisce fra i candidati della lista prescelta. La legge può imporre che entrambi i generi siano adeguatamente presenti nelle liste ma non può violentare la volontà dell’elettore.

In base a quale principio, per esempio, non posso dare la mia preferenza a due donne o a due uomini, ma devo per forza sceglierne uno ed uno? Fra l’altro, riconoscere una sorta di riserva al genere femminile equivale a riconoscerne una sorta di inferiorità rispetto agli uomini.

Non è detto, poi, che ci sia tutta questa differenza nel modo di amministrare fra il genere maschile e quello femminile, perchè non è questione di genere ma  di personalità, di attitudine al lavoro, di capacità politica, di cultura, di analisi; tutte caratteristiche che hanno a che fare con la natura umana tout court.

Nella mia vita di elettore mi è capitato di votare per candidate donne in consiglio comunale e in consultazioni primarie prima che si inventassero questa pagliacciata della doppia preferenza. Lo feci perché, in quelle occasioni, quelle donne mi rappresentavano a livello politico e ne condividevo le idee ed il modo di esporle. Negli anni ho poi dovuto sorbirmi elezioni in ruoli istituzionali e politici di donne che avevano sfruttato l’unico merito di essersi accoppiate in un ticket vincente.

Le figure e le pseudo lotte Boldriniane fanno male alla Sinistra e alla emancipazione politica della donna. Prima le donne lo capiranno e meglio sarà per loro e per tutti.

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