Il presidente del consiglio dei ministri più acclamato della storia d’italia, quello senza macchia, senza paura e senza opposizione, pochi giorni dopo aver sostenuto la manifestazione di piazza dei sindacati contro il rigurgito fascista di alcune manifestazioni di protesta, chiarisce a tutti che lui è lui e gli altri non sono un ca##o, citando Albertone e, senza alcun ritegno, si alza dal tavolo della trattazione con i sindacati e se ne va .
Indipendentemente dalle idee e dalle posizioni politiche di chiunque (e tutte rispettabili) questa sceneggiata rappresenta l’immagine perfetta della sorda arroganza del capitale che, ormai, dispone dei destini di interi stati sovrani.
Vorrei riportare qui parte di un intervento scritto dal filosofo Diego Fusaro
Esso non sente ragioni e, soprattutto, non è disposto al dialogo, ma solo al comando a senso unico…. Il capitale impone i suoi comandi, cioè quelli a beneficio dei gruppi oligarchici neoliberali, e non vuole sentir ragione: il movimento a senso unico della parola rispecchia fedelmente quello, egualmente a senso unico, dei rapporti di forza, nella forma di un vero e proprio massacro di classe dall’alto gestito dai gruppi neopadronali cosmopoliti. I quali chiamano “riforme” le loro aggressioni al mondo dei diritti e del lavoro. E usano la sprezzante formula magica “avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità” per giustificare le più oscene pratiche neoliberali della desalarizzazione e dei tagli alla spesa pubblica, delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni. I sindacati, se ancora fossero la voce del lavoratore, dovrebbero difendere i diritti e il lavoro…..Ma, si sa, essi sono troppo occupati nella lotta all’emergenza del fascismo per potersi realmente occupare dei lavoratori. Questi ultimi, dunque, restano soli e afasici, condannati a subire ogni giorno le aggressioni del blocco oligarchico neoliberale, con il pieno sostegno, ça va sans dire, della destra bluette e della sinistra fucsia: è bastato che Draghi incontrasse qualche timida resistenza, qualche lieve increspatura al “tavolo delle trattative” (che meglio sarebbe ormai appellare tavolo dei diktat del padronato), e subito se n’è andato.
Quale considerazione in tutto ciò? Con il naufragio dei diritti dei lavoratori e di una riforma pensionistica “umana”, il ricorso alla previdenza complementare appare sempre più indispensabile.
E non è pubblicità ingannevole