L’Inter di queste settimane mi ha fatto ritornare alla mente il concetto delle provinciali di lusso. Quelle, per intenderci, che dopo un giro di giostra, scendevano con i piedi per terra e si vendevano l’argenteria per poter pagare il prezzo del biglietto.
Mi è tornato alla mente il Verona di Bagnoli che, con una botta di culo notevole, vinse lo Scudetto nel 1985, per poi cedere man mano i suoi elementi migliori: Fanna e Marangon che andarono subito all’Inter, Galderisi al Milan, Brigel alla Sampdoria; lo stesso allenatore qualche anno dopo cercò miglior fortuna andando anche lui all’Inter.
Andò un po’ meglio alla Sampdoria di Boskov che costruì attorno a Vialli e Mancini una grande squadra che vinse lo Scudetto nel 1991 e raggiunse la finale di Champions l’anno dopo, perdendo contro il Barcellona. Identico destino: Vialli, Vierchwood e Lombardo andarono alla Juve, Mancini alla Lazio, Pagliuca all’Inter; la Samp resistette nell’orbita del centro classifica grazie a gente come Chiesa (Enrico, il papà di Federico) e Montella, poi ceduti anche loro per ragioni di bilancio e fu serie B.
A tutto questo ho pensato guardando l’Inter. L’Inter non è una grande squadra, ma una provinciale di lusso.
- Basterebbe pensare all’era Pellegrini quando, per tornare a vincere, si affidò a Trapattoni e Tardelli, protagonisti di grandi successi con la Juventus. O quando copiò il Verona di cui sopra, prendendo due giocatori e l’allenatore artefice del miracolo scaligero.
- O, ancora, con Moratti che provò (di nuovo) a copiare la Juve prendendo Lippi in panchina, Peruzzi in porta e Paolo Sousa a centrocampo. O, come due anni fa, copiando (sempre) la Juve prendendo Marotta e Conte, e Vidal e Asamoah per vincere (finalmente) lo Scudetto ma riducendosi sul lastrico.
No, l’Inter non è una grande squadra. Alle volte hanno creduto di esserlo, alzando qualche sporadico trofeo, nell’illusione di un nuovo inizio pompato da una certa stampa.
Le prove sono li a testimoniarlo: l’Inter non è quasi mai stata la storia della vita per i Campioni di prima fascia, mai.
Ronaldo che se ne va al Real, come poi il loro dio Mourinho; esattamente come oggi vanno via Hakimi, Lukaku e, forse, Lautaro. Come quei giocatori che fatta l’impresa con la provinciale, scelgono altri palcoscenici con progetti ambiziosi e strutturati nel tempo.
Faccio queste considerazioni senza cattiveria, ma con la consapevolezza di chi ha visto finire la carriera vestendo la maglia bianconera campioni immensi come Zoff, Platini e Del Piero. Con la consapevolezza di chi ha visto restare in serie B gente come Buffon, Nedved, Camoranesi e Trezeguet, perché la Juve è una grande squadra con dietro una grandissima anche quando non vince.