"È da questi particolari che si giudica un assicuratore"
Che dire di me. Il mio percorso è abbastanza strano, ne convengo, ed ė quello che si potrebbe definire “diversamente lineare”. Potrebbe essere, questo, il mio pregio più grande o il mio difetto peggiore, a seconda della prospettiva da cui ci si posiziona per osservarlo o, meglio, a seconda dell’orizzonte che si scruta se ci si prende la briga di mettersi accanto a me per provare a vedere dove tutti gli altri si limitano a guardare. Ho sempre cercato di tenere insieme le mie anime che lottano e sgomitano, senza mai smettere di cercare un punto che, in qualche modo, potesse rappresentarne una sintesi: un po’ Re Sole, un po’ giullare di corte; un po’ narratore un po’ politico; un po’ falco un po’ gabbiano (per citare un illustre cantautore che un tempo amavo).
A partire dagli anni Novanta, quando iniziavo ad affacciarmi sui palcoscenici della vita, per aver fatto politica quando i miei coetanei ne ignoravano l’esistenza, per fondato un giornale, aver scritto libri, lavorato come contabile, fatto teatro, sembravo un pazzo nevrotico non catalogabile. E infatti di volta in volta da ogni singola tribù ero disconosciuto. Dai politici, dai “letterati”, da padri troppo ingombranti e dai fratelli minori troppo rampanti non venivo mai visto come uno di loro, ero sempre un’altra roba. Ho imparato a fare i conti con i miei errori e con le mie debolezze. Ho imparato a non fermarmi, ho imparato a riflettere. Ho imparato che l’importante, ogni volta, ė ripartire.
Che dire di me? ho tanti difetti a cui sono affezionato, mi stanno sulle palle , per esempio, quelli che hanno sempre ragione e provo un gusto smisurato ad andargli contro. E poi detesto il pensiero unico (a meno che non sia il mio, s’intende). E ancora, difetto per difetto, tendo ad essere piuttosto convinto di quello che dico. Serviva un posto per fare tutto questo ed ho (ri)pensato a questo Blog come una Sintesi, il punto di caduta; un luogo per dare asilo politico alle mie svariate anime e per approfondire quello che, forse, oggi so fare meglio: il mio lavoro. Occuparmi degli “affari vostri”, aiutandovi ad individuare le vostre esigenze, stuzzicando la vostra attenzione, curandomi della vostra educazione finanziaria. La mia idea di cultura finanziaria non parte da un concetto economico, ma etico: la consapevolezza che non compriamo con il denaro, ma con il tempo che abbiamo utilizzato per guadagnare quei soldi. La felicità non è poter possedere sempre più beni, ma avere il tempo per fare quello che ci piace, coltivare le relazioni umane, stare con i nostri figli e con gli amici. Tutti, a questo mondo, abbiamo il diritto di essere felici.